Uomo politico turco. Combatté a fianco di Kemal Atatürk che, dopo la
pace di Sèvres (agosto 1920), guidò la riscossa nazionale contro
il sultano Mehmet VI. Nel 1921 assunse il comando generale delle forze operanti
sul fronte occidentale e, conclusa la guerra anatolica, guidò la
delegazione turca a Losanna, divenendo in seguito ministro degli Esteri. Assunta
la presidenza del nuovo Stato repubblicano Kemal Atatürk, con l'impegno di
realizzare una drastica rivoluzione interna,
I. divenne, nel 1923,
presidente del Consiglio, conservando la carica sino al 1937. Ebbe una parte di
primissimo piano nel consolidamento del regime repubblicano kemalista,
contribuendo in misura rilevante alla trasformazione della Turchia in un Paese
moderno. Laicizzazione dello Stato, introduzione di nuovi codici e dell'alfabeto
latino, soppressione delle concessioni straniere e riorganizzazione del sistema
bancario, furono alcune delle grandi tappe del rinnovamento turco. Alla morte di
Kemal Atatürk (novembre 1938),
I. fu eletto suo successore alla
presidenza della Repubblica e riconfermato nella carica nel 1942 e nel 1946.
Tuttavia, durante gli anni della guerra (la Turchia era rimasta neutrale) il
sistema kemalista cominciò a denunciare evidenti segni di usura e nel
dicembre 1945 sorse un nuovo partito, il Demokrat Partisi (Partito democratico),
portavoce degli interessi dei grandi proprietari fondiari, che nelle elezioni
del maggio 1950 riuscì a conquistare la maggioranza. Così,
I. dovette lasciare la presidenza della Repubblica, mentre la Turchia
cadeva sotto l'autoritarismo reazionario di Menderes. Alla guida del Partito
repubblicano condusse una vigorosa campagna antigovernativa, favorendo la
coalizione di tutte le forze vive del Paese che consentì la riuscita del
colpo di Stato del maggio 1960, capeggiato dal generale Gürsel, che pose
fine al regime di Menderes in nome degli ideali di Kemal Atatürk. Tuttavia
la destra, rappresentata dal nuovo Partito della Giustizia, ottenne un
considerevole successo nelle elezioni dell'ottobre 1961, così che
I. fu costretto ad accettare di costituire un Governo di coalizione del
proprio partito con quello avversario. Durante la sua presidenza dovette
fronteggiare alcuni tentativi di colpo di Stato da parte di ufficiali radicali,
appoggiati dalle forze di ispirazione kemalista e neutralista. Dopo il
conseguimento della maggioranza assoluta nel novembre 1965 del Partito della
Giustizia, ritornò all'opposizione e, data l'età avanzata, cedette
anche le redini del Partito repubblicano (Smirne 1884-1973).